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Tricologia Clinica

I capelli rivestono da sempre un ruolo fondamentale nell’immagine dell’Uomo, con profondi significati simbolici attraverso epoche e culture: sin dai tempi remoti rappresentano un elemento importantissimo della personalità, essenziale  supporto alla bellezza, al fascino e alla seduzione.

                                                                            

Una capigliatura sana è ancora oggi espressione di bellezza e benessere ed è uno degli elementi dell'aspetto fisico che riveste il ruolo più importante nelle relazioni sociali. È naturale quindi che la perdita dei capelli sia vissuta con preoccupazione ed angoscia dalla maggior parte dei soggetti, sia uomini che donne.  Ancora oggi i capelli conservano un profondo valore simbolico, diventano oggetto non solo di ornamento ma anche di culto, in quanto nella nostra società hanno più che mai la funzione di essere visti ed ammirati per esprimere, fra conscio ed inconscio, profondi e complessi messaggi sociali.

Inoltre i disturbi e le patologie dei capelli e del cuoio capelluto rappresentano  un capitolo importante della medicina, infatti i capelli sono un  annesso cutaneo e spesso costituiscono la proiezione di patologie sistemiche o disagi psicologici. Pertanto risulta di fondamentale importanza effettuare una visita tricologica presso dermatologi specializzati in questo settore allo scopo non solo di recuperare la bellezza dei capelli ma anche di ridare equilibrio e salute all’organismo.

 

 

LA VISITA TRICOLOGICA

Una doverosa premessa

Per prima cosa, è necessario ricordare che i capelli sono caratterizzati da una crescita a cicli in cui si riconoscono diverse fasi: un periodo di normale crescita attiva (anagen), della durata di circa 3-7 anni, una fase transitoria di 2 settimane di arresto della crescita (catagen), una fase di riposo (telogen) della durata di circa 3 mesi  seguita da una fase di caduta (exogen). I cicli di crescita dei capelli non sono sincroni; in condizioni normali il cuoio capelluto contiene circa 100.000 capelli, di cui più del 90% in fase di crescita attiva, saldamente ancorati al tessuto sottocutaneo e difficili da strappare. Il momento in cui i capelli cadono è importante e può già dare delle indicazioni sulla causa dell’alopecia. Infatti la caduta dei capelli può avvenire quando questi sono in fase anagen , catagen o telogen.

Il volume della capigliatura di ogni singolo soggetto non è determinato solo dal rapporto anagen/telogen (normalmente 90/10), bensì è determinante anche il diametro del fusto del capello (0.03 mm nei peli velli, 0.06 mm nei peli terminali).

 

    

La visita tricologica è una visita medica a tutti gli effetti indirizzata a mettere in evidenza le cause che hanno portato alla caduta dei capelli. Il colloquio con il paziente è fondamentale: soltanto una  attenta e dettagliata indagine anamnestica, insieme ad un accurato esame clinico che si avvalga di eventuali osservazioni microscopiche e di esami di laboratorio possono condurre ad una corretta diagnosi.

Sapere che il soggetto in esame è affetto da una malattia sistemica, presenta uno squilibrio ormonale o ha avuto di recente una gravidanza o un intervento chirurgico è fondamentale per capire la causa che ha portato alla caduta dei capelli e quindi intervenire in maniera mirata.

L'anamnesi richiede anche un'attenta valutazione della storia familiare, delle abitudini alimentari, dello stile di vita, delle malattie passate o in corso, dell'uso di farmaci o cosmetici (tinture, colorazioni, lavaggi eccessivi...). È indispensabile introdurre giornalmente un adeguato apporto di proteine, vitamine ed oligoelementi per fornire al follicolo tutti i substrati necessari alla formazione di un  capello sano e robusto. Anche la quantità e la qualità del sonno sono importantissime: ritmi di vita sregolati incidono pesantemente e possono in alcuni casi essere l’elemento scatenante la caduta. Il fumo, vasocostrittore e produttore di radicali liberi, l’alcool e qualunque tipo di droghe mettono in serio rischio la salute e la vitalità della capigliatura.

L'esame obiettivo macroscopico permetterà di osservare il diradamento, e di definire se si è in presenza di un diradamento diffuso o localizzato dei capelli e se tale diradamento è stato o meno preceduto da assottigliamento evidente dei capelli.

Dopo un parto, ad esempio, si può verificare un effluvio diffuso senza però che i capelli si assottiglino. Durante una dieta dimagrante squilibrata, con carenze proteiche, si può incorrere invece in un assottigliamento dei capelli eventualmente seguito da caduta di capelli in telogen. La semplice osservazione del cuoio capelluto è fondamentale:  potrà facilmente evidenziare la presenza di eventuali lesioni, infezioni, tumori, parassiti etc. Inoltre durante la visita potranno essere diagnosticate affezioni dermatologiche come la pitiriasi, la dermatite seborroica, la psoriasi ecc...

Infine, semplicemente facendo scorrere le dita fra i capelli del paziente, appena sopra il cuoio capelluto, è possibile determinare il rapporto fra capelli corti e sottili e capelli normali. La prevalenza di capelli corti e sottili è indicativa per una riduzione della durata media dell'anagen, la presenza invece di capelli fratturati pone il sospetto di danni provocati da trattamenti cosmetici inadeguati oppure possono essere indicativi per una tigna o una tricotillomania. Stati di carenza proteica sono caratterizzati dalla presenza di capelli assottigliati. Infine alterazioni nella distribuzione dei capelli, con diradamento sul vertice o la presenza di alopecia frontoparietale orientano immediatamente verso alterazioni parafisiologiche del rapporto androgeni/estrogeni a livello della matrice del pelo e sono indicativi per alopecia androgenetica.

Un  esame semplice e di rapida esecuzione è il Pull test, che si effettua tirando dolcemente una ciocca di capelli e osservando la modalità con cui questi si staccano per valutare quanti capelli e da quali zone del cuoio capelluto questi cadono.

Il  test della spiga è un altro semplicissimo esame che permette di evidenziare immediatamente la presenza di irregolarità nella struttura cuticolare.

Fondamentale  l’esame con un videodermatoscopio che ci darà informazioni importantissime su eventuali processi patologici che accompagnano o causano l’alopecia (dermatite seborroica, psoriasi, alopecia areata,… ),  sul diametro medio dei capelli (eventuali miniaturizzazioni) ecc.

In alcuni casi è indispensabile effettuare altri esami diagnostici come il wash test (che permette l'analisi quantitativa e qualitativa dei capelli caduti con il lavaggio eseguito con particolari modalità standardizzate) o il più recente wash test modificato, il tricogramma classico o il tricogramma in luce polarizzata (entrambi necessitano l'estrazione di alcuni capelli con una pinza emostatica e la loro osservazione al microscopio ottico o a luce polarizzata). Questi ci forniscono informazioni sulla vitalità del cuoio capelluto e sulla quantità e tipologia dei capelli che cadono.

È  molto importante poter seguire nel tempo, in maniera oggettiva, l’evoluzione clinica dei pazienti che si sottopongono a terapia medica o chirurgica, in modo da poter cogliere eventuali variazioni delle condizioni, sia in senso migliorativo che peggiorativo, seppur minime come nelle fasi iniziali. Per questo motivo il follow-up non può essere basato solo su una cartella medica o sul ricordo clinico, ma è indispensabile far ricorso ad una documentazione fotografica che consenta una analisi del paziente obiettiva, riproducibile e universalmente valutabile.
Una  metodica rapida ed assolutamente non invasiva, effettuabile in qualsiasi ambulatorio, è la 
fotografia globale standardizzata che permette di effettuare le fotografie dei pazienti sempre nelle stesse condizioni, in modo da consentire il confronto oggettivo delle immagini.

Durante la visita medica saranno controllati gli esami ematochimici che vengono eseguiti di routine oppure potranno essere richiesti esami particolari per svelare eventuali carenze di minerali o vitamine, alterazioni organiche o ormonali. Particolarmente promettente il test genetico per la calvizie .

In casi rari, se persistono ancora dei dubbi, possono essere effettuate delle biopsie del cuoio capelluto; in questo caso viene prelevato un piccolo frammento di cuoio capelluto e inviato allo specialista anatomopatologo di fiducia per dirimere ogni dubbio.

Dopo aver identificato e quindi diagnosticato il tipo di alopecia, viene prescritta la terapia medica personalizzata per ciascun paziente come un “abito su misura”. Somministreremo  per via orale vitamine, fitoterapici (sostanze naturali ad azione farmacologia), integratori selezionati in base alle specifiche carenze o sostanze antiandrogene come finasteride, estroprogestinici…

Localmente  si prescrive di solito una terapia a  base di lozioni, in genere galeniche (da far preparare al farmacista di fiducia), contenenti farmaci e sostanze seboregolatrici, ad azione stimolante la crescita o regolarizzante il ciclo del capello oppure ad attività antiandrogena in modo da ottenere con un solo prodotto quanti più benefici possibile.

 

 

TELOGEN EFFLUVIUM

Il telogen effluvium è caratterizzato dalla improvvisa e massiva caduta dei capelli (anche 300 al giorno) causata dal brusco passaggio di un significativo numero di follicoli dalla fase anagen (di crescita attiva) alla fase telogen (di riposo), con alterazione del rapporto anagen/telogen (da 90:10 a 70:30). I capelli iniziano a cadere dopo circa 2-3 mesi dall'evento scatenante, per poi ricrescere dopo qualche mese dalla risoluzione dello stesso. Le cause possibili di un telogen effluvium sono numerosissime:

stress fisico per infezioni, interventi chirurgici, febbre (>39°C) , lievi intossicazioni, malattie croniche sistemiche, diete dimagranti  e malnutrizione (anoressia nervosa),  carenze di zinco, biotina, acidi grassi essenziali, vitamina D,  ferro, emorragie, ipo-e ipertiroidismo , periodo post-partum, farmaci….

La durata della perdita dei capelli è condizionata dalla durata stessa dell'evento scatenante: il telogen effluvium acuto (< 6 mesi) è correlato ad un evento di breve durata, il telogen effluvium cronico (> 6 mesi) è associato ad un fattore scatenante persistente. Come si può intuire dalla lunga lista degli eventi che lo determinano, è una affezione molto  frequente e comune: ogni individuo almeno una volta nella vita è andato incontro ad una caduta dei capelli in fase telogen. È anche facilmente curabile, una volta individuata la causa scatenante.

 

 

 

 

ALOPECIA AREATA

E’ caratterizzata dalla improvvisa comparsa di chiazze totalmente prive di peli, lisce: ai margini si rilevano alcuni capelli tronchi a pochi mm dall’ostio follicolare.

Può interessare il cuoio capelluto con possibilità di un minimo coinvolgimento (una o più chiazze) o portare alla perdita di tutti i capelli (alopecia totale). Anche la zona della barba, le ciglia e le sopracciglia, la peluria sessuale possono esserne colpite: quando tutto il corpo ne è interessato, si parla di alopecia universale.

La causa scatenante è ignota. Probabilmente nei soggetti colpiti c’è una predisposizione genetica alla malattia. Qualunque ne sia la causa, si sviluppa con meccanismo autoimmunitario.

Si è sempre parlato di un ruolo svolto da fattori emotivi e caratteriali, ma questo è tuttora in discussione. Spesso  si associa ad altre patologie autoimmunitarie: soprattutto tiroiditi, celiachia… quindi è opportuno eseguire tutti gli accertamenti ematochimici generali e mirati ad individuare eventuali patologie collegate. Molto spesso in questi soggetti si richiedono test cognitivi e di personalità.

La terapia si basa sui cortisonici per via sistemica e locale, antiossidanti, mesoterapia, LED, PRP…

Il decorso è vario: ci può essere il totale recupero nel corso di poche settimane, con guarigione stabile,  oppure le lesioni possono persistere per molto tempo (anche anni) con parziali e temporanee guarigioni.

 

 

ALOPECIA ANDROGENETICA

L'alopecia Androgenetica (AGA), detta anche calvizie di tipo maschile o calvizie comune, è una patologia cronica, geneticamente determinata, caratterizzata da una progressiva involuzione ( miniaturizzazione)  dei follicoli piliferi del cuoio capelluto, e dei capelli che ne derivano, ad opera degli ormoni androgeni e, in particolare, del diidrotestosterone (DHT). Questo  accorcia la durata del ciclo vitale, diminuisce la consistenza ed il diametro dei capelli rendendoli più fini, riducendoli ad un aspetto lanuginoso con inevitabile diminuzione del loro effetto densità. I bulbi capilliferi sempre sotto l'influenza negativa del testosterone smettono progressivamente di produrre capelli costretti da una sclerosi cicatriziale.

L’Alopecia Androgenetica è la più frequente delle alopecie definitive non cicatriziali, per questo viene definita "Calvizie Comune" . Essa determina  una progressiva superficializzazione, depigmentazione e miniaturizzazione fino alla completa atrofia dei follicoli dei capelli nell’area frontoparietale (anteriore del cuoio capelluto) e del vertice.

Nell'uomo esita clinicamente in un arretramento della linea bitemporale dell'attaccatura dei capelli, la tipica "stempiatura" e nello sviluppo di un'area diradata a livello del vertice; nella donna si manifesta con un diradamento sempre più evidente dell'area centrale del cuoio capelluto. Tale patologia è mantenuta dalla presenza concomitante: da un lato, di un rapporto tra gli ormoni androgeni ed estrogeni plasmatici fisiologici; dall'altro, da un corredo enzimatico a livello dei follicoli piliferi particolarmente ricco di enzimi capaci di convertire gli androgeni a bassa e media attività biologica in ormoni ad elevata attività androgena.

                                                             

In particolare, risulta determinante la presenza dell'enzima convertitore del testosterone in diidrotestosterone: la 5α-reduttasi. Di fatto, nel maschio, dopo la pubertà, è normale una prevalenza androgena; nella donna è necessario un abbassamento degli estrogeni, come avviene nella menopausa, oppure una situazione patologica in grado di aumentare la sintesi di androgeni o la conversione in ormoni androgeni più potenti per provocare, nei soggetti predisposti, un innesco della miniaturizzazione dei follicoli.

Ai nostri giorni una visita specialistica seguita da una terapia medica mirata è in grado di controllare l'evoluzione della patologia e in un’elevata percentuale di casi di ritornare alla condizione iniziale. Pertanto è sempre consigliabile ai primi segni di diradamento una valutazione clinica dal dermatologo tricologo.

Oggigiorno la terapia della calvizie si basa schematicamente su due diversi aspetti:

  • arrestare la caduta o meglio prevenire il diradamento mediante l'ausilio di farmaci che spesso rappresentano da soli valide soluzioni;

  • riportare chirurgicamente dei capelli in un'area già divenuta alopecica.

 

 

L’ALOPECIA NELLA DONNA

Quando pronunciamo la parola “calvizie” inevitabilmente pensiamo a quella maschile: questo è un grosso errore perché in tutto il mondo c’è una elevata percentuale di donne afflitta da questo problema. Infatti circa un terzo della popolazione femminile nel corso della vita perde i capelli. Per quanto in genere il diradamento sia meno grave che nell’uomo, nella donna i risvolti psicologici sono  ancora più inquietanti. Per la donna la caduta dei capelli equivale alla perdita della propria bellezza, femminilità e sensualità,  con un impatto drammatico sulla sfera emozionale e sull'autostima.

Fisiologicamente la donna, nel corso della vita, subisce una progressiva riduzione del numero di capelli, legato al naturale processo di invecchiamento cutaneo:  questo fenomeno inizia generalmente intorno all'età di 35 anni e procede con tempi e gradi diversi da persona a persona. Microscopicamente è caratterizzato da alterazioni del ciclo di crescita dei follicoli: si assiste ad un progressivo accorciamento della fase anagen (di crescita attiva) con allungamento dell’intervallo tra la caduta del capello e l'inizio della fase anagen successiva. Queste alterazioni follicolari danno luogo ad un assottigliamento e diradamento della capigliatura, che avviene in maniera progressiva e  uniforme su tutto il cuoio capelluto.

 

 

ALOPECIA ANDROGENETICA FEMMINILE

Nelle donne affette da alopecia androgenetica queste modificazioni  fisiologiche possono  essere particolarmente evidenti  in quanto oltre alle suddette alterazioni del ciclo si aggiunge la miniaturizzazione dei follicoli piliferi.

Come nel maschio è geneticamente determinata e la si può diagnosticare precocemente tramite il test genetico.

L’alopecia androgenetica femminile ha una distribuzione diversa da quella maschile, in quanto l’area a rischio è l’intera parte superiore del cuoio capelluto, con una diminuzione ovalare della densità nell’area centrale, subito dietro una banda di risparmio frontale. Spesso si accompagna ad una riduzione della densità globalmente su tutto il cuoio capelluto, con accentuazione alla sommità.


 

ALOPECIA  DA CARENZA DI ESTRONE

Molto spesso si evidenzia un diradamento delle regioni frontoparietali, con capelli più sottili che cadono prima di raggiungere  lunghezze superiori ai 10 centimetri .  Questi quadri non sono sostenuti da meccanismi androgenetici, bensì da altri squilibri, sempre di natura ormonale: ci troviamo di fronte a quadri estrogeno-carenziali. In questi casi i livelli ematici degli ormoni sono spesso assolutamente normali: la carenza si manifesta solamente a livello follicolare. Gli effetti positivi degli estrogeni sul ciclo del pelo sono ormai ben noti da lungo tempo: la capacità di prolungare l’anagen  è uno di questi  ed è ben dimostrato da quanto avviene ai capelli della donna durante la gravidanza. Qui i follicoli piliferi prolungano la loro fase di crescita, per cui il numero di capelli che entra in telogen e cade si riduce notevolmente.

Gli estrogeni hanno anche effetto antiandrogeno: inibiscono la 5α-reduttasi e riducono la produzione di DHT, l'ormone responsabile della miniaturizzazione nell'alopecia androgenetica.  Infine stimolano direttamente la proliferazione delle cellule della papilla dermica.

Il trattamento di queste forme carenziali, pure o combinate ad altri quadri , è topico e prevede  l’applicazione di una lozione contenente piccole quantità di estrone.

 

 

 

 LA FORFORA

La Forfora è una affezione molto diffusa e fastidiosa; per quanto di poco conto da un punto di vista medico, provoca imbarazzo e addirittura problemi di autostima in molte persone, tanto che la sua cura può essere importante anche solo per ragioni psicologiche.

                                                      

 

La Forfora propriamente detta (Pitiriasi simplex capitis) è causata da un accelerato ricambio di cellule epidermiche. Si forma così una grande quantità di cellule cornee che si raccoglie in squame e si localizza in chiazze più o meno diffuse nel cuoio capelluto. La causa è sconosciuta: si sono ipotizzate influenze “androgene”. La  presenza del Pityrosporum ovale apre il dibattito se questo sia l’agente causale o l’ospite di un terreno a lui favorevole .

Il sintomo”forfora” (cioè desquamazione), è presente anche in almeno due patologie del cuoio capelluto: la Dermatite Seborroica e la Psoriasi.

La prima è una dermatite che coinvolge il cuoio capelluto, soprattutto  ai margini, ma anche in zona preauricolare, alle sopracciglia, in regione presternale e interscapolare. Le squame sono grasse e giallastre, untuose, e ricoprono una cute arrossata e pruriginosa.

La Psoriasi è una affezione dermatologica geneticamente determinata che colpisce vari distretti cutanei: quando si localizza al cuoio capelluto si manifesta con chiazze arrossate coperte da squame biancastre, di spessore più o meno evidente. Talvolta l’interessamento del cuoio capelluto è particolarmente imponente e realizza il quadro della psoriasi a caschetto.

Data la complessità della diagnosi differenziale fra le varie forme di forfora e trattandosi di patologie che interessano sia la cute che il cuoio capelluto, è indispensabile l’occhio esperto del dermatologo tricologo per porre la corretta diagnosi e quindi la terapia del caso.

Il trattamento si avvale di lozioni o shampoo a base di Corticosteroidi, Ketoconazolo, Climbazolo, Solfuro di Selenio, Zinco piritione, Zolfo, Calcipotriolo, catrame vegetale da soli o combinati con acido salicilico o altri cheratolitici; utili anche sostanze antiossidanti e cicli di drenaggio con fitoterapici. Lo stile di vita dovrebbe essere regolarizzato: lo stress, una alimentazione non adeguata, ricca di grassi e povera di frutta e verdura possono infatti rappresentare elementi scatenanti o aggravanti. 

                                             

 



     
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