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Tricologia Chirurgica

 

Il trapianto di capelli ad oggi è uno degli interventi di chirurgia estetica tra i più richiesti dagli uomini, e probabilmente è tra quelli che negli ultimi anni è stato tecnicamente più perfezionato, potendo oggi vantare risultati entusiasmanti.

LA  STORIA

I primi accenni alla chirurgia tricologica risalgono al 1822 allorchè il tedesco J. Dieffenbach nella sua tesi di laurea descriveva autotrapianti di peli, piume e pelle su animali. Nel 1939 Okuda introduceva la tecnica del punch, che è stata poi diffusa nel 1959 in tutto il mondo da Orentreich, considerato il padre della chirurgia della calvizie; questa tecnica è stata per lungo tempo l’unica soluzione per la calvizie.

Nel 1975 Juri, da Buenos Aires, descrisse una nuova tecnica a lembo temporo-parieto-occipitale (TPO flap); successivamente Chaijchir rese più famosa questa tecnica con importanti miglioramenti. Negli anni 80 con la tecnica del micrograft descritta da Merrit e da Nordström, è stato introdotto un approccio innovativo al trapianto di capelli ovvero, l'autotrapianto monobulbare.

Negli Stati Uniti è stata perfezionata e messa a punto con gli anni questa nuova tecnica chirurgica, che consente di reimpiantare i capelli autologhi ripristinando il normale processo di crescita bulbare. Il trapianto, con questa tecnica, viene eseguito prelevando i capelli dello stesso paziente dalla zona donatrice (area compresa tra la nuca e le orecchie) e reimpiantati nell'area ricevente appositamente preparata. Con l'evolversi della tecnica è oggi possibile inserire fino a tremila capelli in un unico intervento (ovviamente se la qualità dell'area donatrice lo consente): una quantità di capelli sufficiente a coprire una calvizie di media estensione. L'intervento di autotrapianto ha una durata di circa quattro-cinque ore e viene effettuato in una sola giornata, in anestesia locale  e senza necessità di alcun ricovero. Il chirurgo preleva una losanga di cute dall'area donatrice (regione occipitale del capo) e successivamente sutura i due margini di cuoio capelluto dal quale è stato eseguito il prelievo.

Dopo questo primo tempo chirurgico segue la fase dell'isolamento delle unità follicolari: personale tecnico specializzato isola dal lembo di cute ricavato, con l’ausilio di un microscopio, le singole unità follicolari, mentre il chirurgo effettua  incisioni puntiformi sull'area ricevente del paziente, ove inserisce i bulbi piliferi man mano che questi vengono preparati.

Al termine dell'intervento il paziente può tornare a casa senza alcun bendaggio, e riprendere le normali attività dopo 6 ore. Sul cuoio capelluto residuano delle microscopiche crosticine a testa di spillo, che scompaiono da quattro a nove giorni dopo il trapianto. I bulbi piliferi trapiantati sono saldi e definitivi e, a partire da tre mesi dopo l'intervento, cominciano a ricrescere in maniera naturale e fisiologica per tutta la vita.

L'autotrapianto non causa effetti collaterali,  non sono mai stati segnalati casi di rigetto o intolleranza, tuttavia non è consigliato ai pazienti con gravi disfunzioni cardiache ed ai diabetici insulino-dipendenti. Attualmente, data la grande diffusione che questa tecnica chirurgica ha raggiunto, ed essendo ormai praticata da molti chirurghi in tutto il mondo, si sono evidenziati ulteriori "varianti" che sono prerogativa dei singoli operatori; degna di nota è la "star incision" del dott. Giuseppe Rosati di Roma: questa tecnica, grazie ad un meccanismo a valvola generato dai tre microlembi prodotti dall'incisione a forma di stella, permette una migliore stabilizzazione degli innesti. Un'altra innovazione degna di nota è stata realizzata dal dott. Vincenzo Gambino di Milano con l'impianto "ad alta densità"; grazie a questa metodica, oggi utilizzata anche da altri chirurghi in tutto il mondo, è possibile, utilizzando aghi ad alta tecnologia (chiamati No-Kor Vented Needle), eseguire un elevato numero di incisioni in una piccola superficie di cuoio capelluto, realizzando un infoltimento estetico, molto vicino alla normale copertura fisiologica.

In ogni caso prima di procedere all’intervento chirurgico è fondamentale per prima casa stabilizzare l'evoluzione della caduta con una terapia medica, in modo da salvaguardare quanto più possibile il patrimonio di follicoli esistenti. Successivamente all’intervento, la terapia medica contribuirà a mantenere il risultato raggiunto. Per questo motivo è opportuno che il paziente  sia seguito nel tempo dal dermatologo tricologo per raggiungere, in equipe col chirurgo, il miglior risultato terapeutico.

Nel caso in cui ci sia indicazione al trapianto sarà il chirurgo tricologo insieme al paziente a scegliere la tecnica chirurgica più appropriata per quel soggetto; in modo da valutare insieme, in base alle aspettative e ai reali risultati ottenibili, la miglior tecnica in termini di efficacia e naturalezza.

Trapianto dei Capelli: l’intervento passo dopo passo…

Che cos'è

Il trapianto di capelli è una tecnica chirurgica che porta al rinfoltimento del cuoio capelluto nelle aree calve o diradate in maniera irreversibile. Consiste nel prelevare i bulbi da una zona del cuoio capelluto (la nuca, dove i capelli sono resistenti all’azione degli androgeni e quindi destinati a permanere nel tempo) e inserirli in aree diradate o francamente calve.

L'intervento di autotrapianto è eseguito in anestesia locale. Per evitare al paziente fastidi durante le infiltrazioni di anestetico locale si preferisce associare in questa fase, con la collaborazione dell'anestesista, una blanda sedazione che contribuisce a rendere l'intervento assolutamente indolore.

Dopo l’intervento si esegue una leggera compressione dell'area donatrice mentre nessuna copertura viene applicata all'area ricevente che resterà completamente libera. Al termine dell'intervento verranno somministrati bassi dosaggi di steroide per contrastare l'edema post-operatorio e una terapia antibiotica per 5 giorni. La dimissione avviene immediatamente.  Il paziente non necessita di una assistenza particolare, tuttavia non potrà guidare personalmente per recarsi al proprio domicilio.

 

La terapia chirurgica si basa  sull'utilizzo di bulbi capilliferi sprovvisti di recettore per il testosterone cioè quelli localizzati in regione nucale o più propriamente regione temporo-occipitale. Queste aree infatti non sono mai colpite da calvizie neppure nei casi più gravi proprio perché geneticamente non sono in grado di legare la causa della calvizie androgenetica.

Il trapianto di capelli che oggi siamo in grado di fare infatti è un "autotrapianto monobulbare". Questa metodica consiste nel trasferimento di capelli prelevati da un'area donatrice (con tecnica strip o con tecnica Fue), in genere la regione occipitale, ad un'area ricevente. Il risultato che si ottiene è del tutto naturale e, aspetto molto importante, permanente nel tempo. I capelli trapiantati infatti, essendo naturali, continueranno a crescere spontaneamente, dovranno essere lavati, pettinati, tagliati e non sono destinati a cadere.

 

Accettazione e preparazione del paziente

Arrivo in prima mattinata alla reception, che provvederà alla registrazione dei dati e alla scelta del pranzo per l'intervento, eventuali trasferimenti e prenotazioni alberghiere con centri convenzionati. Viene lasciato in dotazione al paziente tutto il necessario per entrare in sala operatoria anche per un miglior comfort durante l'intervento.

 

Preparazione all'intervento

Per prima cosa vengono eseguite le fotografie preoperatorie, successivamente il paziente incontra il chirurgo che disegnerà l'area donatrice e l'area ricevente secondo i progetti preoperatori preventivamente discussi ed accordati con il paziente. Prima dell'intervento il chirurgo effettuerà la revisione finale della programmazione preoperatoria con il paziente. La pianificazione e la progettazione grafica sono, nell'intervento di autotrapianto più che mai essenziali. Il disegno delle aree dove verranno trapiantati i capelli è il frutto di una scelta accuratamente meditata nel corso delle visite preoperatorie in rapporto alle singole necessità.

È generalmente sconsigliato il trattamento di aree troppo estese in un'unica seduta poiché se la quantità di bulbi capilliferi prelevata venisse disseminata in un'area troppo vasta penalizzerebbe il risultato in quanto non sarebbe raggiunta una densità soddisfacente.

Il Disegno Preoperatorio

Le zone dove saranno trapiantati i capelli vengono evidenziate da un disegno realizzato dal chirurgo in collaborazione con il paziente che viene così informato su tutte le possibili varianti con i risultati corrispondenti nel suo caso.

I traguardi raggiungibili, infatti, variano tra soggetto e soggetto e, di conseguenza, anche la pianificazione dell'intervento deve essere scrupolosamente personalizzata.

Ingresso nel comparto chirurgico

Comprende l’incontro con l'anestesista, la visita anestesiologica,  il monitoraggio dei parametri vitali (pressione arteriosa, battito cardiaco, saturazione di ossigeno); la preanestesia mediante somministrazione di blandi ansiolitici segna l'inizio dell'intervento.

 

 

L' intervento

                                                                                Prima fase: IL PRELIEVO

L'area donatrice viene preparata (15 minuti): dopo una  attenta valutazione, viene marcata esattamente. Solo i capelli di questa regione vengono accorciati.

Il paziente viene posizionato prono con l'ausilio di alcuni supporti per rendere massimo il comfort in questa fase. Si procede all’infiltrazione dell'anestetico locale sia nell'area donatrice che ricevente (15 minuti): in genere il farmaco più utilizzato è la Lidocaina. Questa fase, grazie alla sedazione anestesiologica non risulta essere minimamente fastidiosa.

È il momento del prelievo della striscia dall'area donatrice, precedentemente stabilita: ora viene rimossa chirurgicamente e l'area viene richiusa con dei punti di sutura. In questa fase che dura circa 30 minuti, si esegue una sutura particolare chiamata "Tricofitica" che consente la crescita di capelli all'interno della cicatrice stessa. La particolare cura posta durante questa fase ha lo scopo di minimizzare gli esiti cicatriziali rendendoli impercettibili anche nei casi in cui il paziente intenda portare i capelli rasati nella regione occipitale. I punti sono generalmente rimossi tra la decima e la quindicesima giornata. Al termine di questa prima fase al paziente viene concessa una piccola pausa di 15 minuti.

Nel frattempo vengono creati i Microinnesti  Follicolari: una volta rimossa dall'area donatrice, la striscia viene immediatamente portata alle assistenti specializzate dell'equipe chirurgica che provvedono a tagliare al microscopio singole sezioni lineari multi bulbari (slivering), dalle quali isoleranno successivamente le singole unità microfollicolari, con l'ausilio di visori ingranditori luminosi.

Se il paziente lo desidera,  in questa fase potrà vedere come le “tagliatrici “ processano al microscopio in maniera precisa e meticolosa l'area donatrice per poter ottenere il miglior rendimento possibile di unità microfollicolari trapiantabili. Questa fase dura da 1 a 5 ore e dipende dal numero delle unità follicolari che vengono preparate. Spesso è sufficiente trapiantare 2500-3000 capelli per ottenere un ottimo risultato.

I piccoli innesti ricavati possono comprendere da 1 a 3 capelli; questo per corrispondere alla naturale conformazione del cuoio capelluto. Infatti normalmente i capelli sono organizzati nel cuoio capelluto in unità follicolari di 1-3 elementi. Gli innesti follicolari devono avere dimensioni molto precise in base alle esigenze personalizzate del singolo caso e vengono manipolati al microscopio per non danneggiarli e mantenerne intatta la vitalità.

La grandezza del prelievo dipende dal numero di capelli che si intende trapiantare e dall'elasticità del sito donatore: maggiore il numero di capelli necessari, maggiori saranno le dimensioni della striscia da prelevare. La grande attenzione posta nella fase del prelievo e la meticolosità osservata durante le operazioni di isolamento delle unità bulbari fa sì che la percentuale di resa degli innesti sia praticamente priva di scarti, rendendo impiantabili tutte le unità follicolari effettivamente prelevate limitando così l'estensione cicatriziale nell'area di prelievo.

 

Seconda Fase: LE MICROINCISIONI

Il paziente viene posizionato su una apposita poltrona per effettuare le incisioni nell'area ricevente, pronte ad accogliere gli impianti che sono stati preparati nel frattempo. In questa fase le incisioni vengono eseguite con lame di forme e dimensioni diverse a seconda delle aree anatomiche interessate e della grandezza degli innesti. Questa fase dura in genere 1 ora, al termine della quale al paziente viene concessa una seconda pausa di circa 15 minuti durante la quale gli sarà offerto un piccolo snack.

Questa è una fase chiave dell'intervento: in questo momento, infatti, stabiliamo la densità necessaria di ciascuna area, l'inclinazione del capello e la dimensione delle microincisioni in rapporto al tipo di innesto che sarà poi posizionato nel loro interno.

La corretta esecuzione delle incisioni rende più agevole anche la fase successiva di inserimento degli innesti con dei vantaggi fondamentali:

  • evitare la formazione di piccole croste sul cuoio capelluto.

  • ridurre il sanguinamento e preservare la vitalità dei tessuti e dei capelli circostanti.

  • dare un aspetto naturale ai capelli trapiantati.

 

Terza fase: L'IMPIANTO delle unità follicolari

Il chirurgo e i suoi assistenti iniziano l'impianto delle unità follicolari nelle aree riceventi. La durata di questa fase dipende dall'estensione del trapianto, dal numero di impianti da alloggiare ed è estremamente variabile. Nei casi più lunghi viene interrotta da un’ulteriore pausa durante la quale al paziente viene somministrato il pranzo.

La fase di impianto ed il posizionamento degli innesti richiede abilità, ritmo e concentrazione. Il posizionamento degli innesti avviene con lo strumentario e la tecnica microchirurgica. La precisione in questa fase ci consente di ottenere la quasi totalità di crescita dei capelli trasferiti.

Le unità follicolari composte da un solo capello vengono posizionate preferibilmente nella linea di inserzione frontale per dare un aspetto naturale diverso da quell'”effetto a bambola” ottenuto mediante la collocazione anteriore di innesti contenenti più capelli. Le unità composte da 2 o 3 capelli vengono invece collocate posteriormente per sfruttarne al massimo l'effetto densità.

Il trapianto terminerà con la revisione finale dell'area ricevente durante la quale il chirurgo effettuerà le ultime incisioni in cui saranno immediatamente alloggiati gli impianti residui, per ottimizzare al meglio la riuscita finale e l'effetto estetico del trapianto nel suo insieme.

 

Istruzioni postoperatorie

Nelle prime ore dopo l'intervento si consiglia riposo in poltrona con appoggio dell'area donatrice sulla quale dovrà essere mantenuta una leggera compressione. È fatto divieto assoluto di sfregare l'area ricevente affinché gli innesti impiantati non vengano mobilizzati. L'attecchimento degli innesti potrebbe infatti essere severamente compromesso da un loro spostamento che potrebbe determinare la rottura delle piccole connessioni vascolari necessarie alla loro sopravvivenza. Anche il fumo causando vasocostrizione è in grado di compromettere l'attecchimento degli innesti. Al termine della seconda settimana dopo l'intervento il paziente potrà tornare alla vita normale in quanto l'attecchimento ha ultimato il proprio decorso.Per evitare incidenti durante la vestizione si consiglia vivamente di indossare solo indumenti con allacciatura anteriore (ad es. una camicia).

La prima notte è preferibile soprattutto per i trapianti anteriori stazionare il più a lungo possibile in posizione semiseduta (divano, poltrona); porre particolare attenzione ad evitare accidentali strofinamenti dell'area ricevente sui cuscini durante il riposo notturno. Si consigliano frequenti massaggi linfodrenanti dell'area frontale durante le prime 24 ore anche per limitare la reazione edematosa (gonfiore) che comunque potrà essere presente.

La mattina successiva il paziente dovrà nuovamente recarsi in clinica per il primo lavaggio che sarà rigorosamente eseguito da personale addetto,  il quale provvederà a fornire le adeguate istruzioni a cui il paziente dovrà attenersi per il futuro.

Il post-operatorio è spesso la maggiore preoccupazione dei pazienti. Se i segni dell'intervento dovessero essere evidenti essi si troverebbero nella condizione di dover render conto delle proprie scelte a parenti ed amici.

Con le attuali tecniche siamo in grado di fornire al paziente un recupero il più rapido possibile. Oggi la maggioranza dei pazienti diradati può tranquillamente riprendere il lavoro uno o due giorni dopo senza che nessuno si accorga dell'intervento eseguito. Nei calvi, i piccoli segni dell'intervento scompaiono in circa una settimana, ma sin dai primi giorni possono essere sovrapponibili a quelli di una comune dermatite.

Rimozione dei punti di sutura

La rimozione dei punti viene effettuata dopo 10-14 giorni in ambulatorio.

Numero dei capelli e strategia

È importante sapere che il buon risultato di un trapianto non è condizionato solo dal numero effettivo di capelli trapiantati. È infatti fondamentale che gli innesti follicolari vengano posizionati in modo da dare la maggiore resa dal punto di vista visivo. La cura del posizionamento strategico degli innesti e la ricerca della perfezione nella linea anteriore fanno sempre la differenza tra un trapianto di molti capelli e un ottimo trapianto.

 

AUTOTRAPIANTO NELLA DONNA   

Anche la donna può essere sottoposta al trapianto di capelli, anche se in misura minore dell’uomo;  le percentuali d'intervento variano dal 1% al 3% rispetto al sesso maschile. Nel sesso femminile, che molto spesso presenta  un diradamento diffuso a tutto il cuoio capelluto, deve essere ben valutata l'area donatrice che deve presentare una sufficiente densità e capelli con diametro adeguato.

Nei diradamenti molto importanti e diffusi è fondamentale dapprima stabilizzare l'evoluzione della caduta con una terapia medica, e poi mantenere il risultato raggiunto. Una meticolosa raccolta delle informazioni anamnestiche e degli aspetti clinici deve essere combinata ad un’altrettanto attenta valutazione degli aspetti psicologici della paziente ai fini del raggiungimento della migliore soluzione terapeutica.

Grazie all'evoluzione qualitativa dell'autotrapianto con conseguente naturalezza del risultato, e grazie ad un più facile e veloce accesso all’informazione, molte più donne chiedono  alla chirurgia la soluzione al loro inestetismo. Tuttavia nella donna coesistono problematiche che devono indurre il chirurgo tricologo a valutare la paziente con grande attenzione prima di procedere. Anzitutto nella scelta dell’area donatrice: infatti è sconsigliabile il prelievo dalle aree laterali e temporali perché nella donna è possibile un loro futuro diradamento che lascerebbe visibile la cicatrice postoperatoria.
Inoltre  è bene ricordare che le donne sottoposte ad autotrapianto in età giovanile potrebbero, a differenza dell'uomo, andare incontro a una perdita di capelli nel periodo perimenopausale e postmenopausale e che pertanto potrebbero essere necessarie future sessioni di autotrapianto.

È di fondamentale  importanza non alimentare false aspettative che potrebbero sfociare in delusioni. In mancanza dei requisiti dell’area donatrice per il trapianto si dovrà dirottare la paziente verso il camouflage o altre tecniche come l’infoltimento estetico.

Questa mancata predisposizione alla risoluzione chirurgica nella donna dipende sostanzialmente dal fatto che la quasi totalità presenta una calvizie con diradamento uniforme e diffuso, dove anche le tipiche zone donatrici, folte nel sesso maschile sono invece diradate in quello femminile. Le donne, oltretutto, non manifestano quasi mai zone così profondamente diradate, dove poter inserire, con evidente ed immediato  risultato estetico,  i bulbi prelevati; queste aree risultano pur sempre provviste di un certo numero di capelli, magari molto assottigliati, ma comunque presenti. Per ovviare a tale situazione, che spesso genera un comprensibile senso di frustrazione nelle donne, è stata messa a punto da alcuni laboratori artigiani una tecnica denominata "infoltimento non chirurgico".

Questa risoluzione del problema estetico prevede l'integrazione dei capelli del soggetto stesso, con altri, di tipo naturale ma non propri, e consiste in una "tessitura" a maglie larghe (tale da permettere la fuoriuscita dei propri capelli verso l'esterno) alla quale sono fissati i "nuovi" capelli per mezzo di nodi individuali. Questa impalpabile rete viene adagiata sul cuoio capelluto, al quale è resa solidale, mediante alcune microtreccine da realizzare tra i propri capelli e quelli nuovi.

Anche se, a nostro parere, questa tecnica non dà dei buoni risultati estetici e non ha nessun carattere terapeutico, può in casi selezionati migliorare la qualità di vita delle pazienti con grave diradamento, poiché la donna sempre più spesso vive la calvizie come grave handicap, non solo per i suoi risvolti estetici ma soprattutto per il danno di immagine che questa comporta e che si ripercuote, a volte con forme estreme, nella sua vita affettiva, sociale e lavorativa.


TRAPIANTO DEI PELI PUBICI

L’area pubica può presentarsi totalmente o parzialmente alopecica in seguito a patologie, interventi chirurgici o semplicemente legata al fisiologico processo di invecchiamento.

Grazie alle nuove tecniche chirurgiche è oggi possibile correggere asimmetrie o diradamenti dell’area pubica e perfino vere e proprie alopecie, per ridonare armonia o semplicemente un ringiovanimento dell'area genitale.

La metodica attualmente più utilizzata è simile a quella per il trapianto dei capelli con l'innovativa tecnica monobulbare; rispetto alla chirurgia del cuoio capelluto risulta sicuramente molto meno invasiva.
Viene prelevata una piccolissima striscia di capelli dal cuoio capelluto vicino alla nuca, senza provocare alcun disagio estetico; da questa  con grande manualità e perizia sono ricavati i follicoli da impiantare.
I singoli bulbi sono trapiantati a livello del pube per ripristinare la corretta anatomia dell'area genitale; dopo alcuni mesi i capelli impiantati cresceranno. Col tempo, per un fenomeno conosciuto con il nome di “metaplasia“ perderanno le caratteristiche originarie e assumeranno quelle dei peli del pube, arricciandosi e rimanendo corti.  A questo punto l’effetto ottenuto risulterà del tutto naturale.

 

TRAPIANTO DELLE SOPRACCIGLIA


Talvolta  le sopracciglia subiscono traumi, interventi  o epilazioni maldestre che ne alterano il profilo determinando asimmetrie o diradamenti. Capita sempre più spesso che ci si rivolga al chirurgo tricologo per correggerle e per ridonare quindi armonia al volto. Il trapianto delle sopracciglia è la risposta più naturale a questo inestetismo.
La metodica attualmente più utilizzata è simile a quella per il 
trapianto dei capelli con tecnica monobulbare, ma molto meno invasiva rispetto a quest'ultima. Viene prelevata una piccolissima striscia di capelli dal cuoio capelluto vicino alla nuca : dopo il prelievo residuerà una cicatrice invisibile.
La striscia di capelli verrà poi sapientemente manipolata in modo da ricavare i follicoli da impiantare.
I singoli bulbi sono trapiantati a livello del sopracciglio per ripristinare la corretta anatomia del volto:  i “capelli” ricresceranno dopo alcuni mesi e subiranno un progressivo adattamento alla nuova area anatomica in cui si trovano a vivere. Infatti per un fenomeno conosciuto con il nome di
metaplasia assumeranno gradualmente le caratteristiche dei peli del sopracciglio e a questo punto l’effetto risulterà del tutto naturale.

                                                                        

 



     
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